Intervista al fotografo di food Francesco Tonelli: “Mi sono innamorato dell’immortalità di cui gode ogni piatto fotografato”

fotografia di Francesco Tonelli

Francesco Tonelli, marchigiano di nascita e newyorkese di adozione, si definisce “una guida che conduce le persone in un nuovo ed eccitante viaggio nel mondo del cibo”.
Lo stile di Francesco Tonelli è fortemente radicato in una profonda e appassionata conoscenza del cibo che nasce dagli insegnamenti appresi da sua madre negli anni trascorsi in Italia nell’azienda agricola. Dopo molti anni di lavoro in qualità di cuoco nelle cucine di tutta Europa, Francesco Tonelli diventa professore di culinary arts al Culinary Institute of America e un rinomato R&D chef e food stylist per la rivista La Cucina Italiana per la quale ha sviluppato e progettato centinaia di piatti.
A tutt’oggi collabora alla realizzazione di libri di cucina, partecipa a manifestazioni e conferenze in ambito food e ricopre il ruolo di giudice in concorsi di food photography. E’ consulente di aziende commerciali nel mondo del food occupandosi della preparazione di ricette. La competenza e la passione di Francesco Tonelli per il mondo del cibo, hanno fatto di lui uno dei più ricercati e ambiti fotografi di food.
Le sue meravigliose fotografie e i suoi progetti li potete vedere nel suo sito web


1) Cosa significa per te fotografare il cibo?

Per me la fotografia é una seconda carriera. Ho lavorato 20 anni come cuoco in molti ristoranti. Il cibo é la mia vita. Ma quando ho scoperto la fotografia (avevo già 32 anni) mi sono innamorato dell’immortalità di cui gode ogni piatto fotografato. Ho cucinato e impiattato tante preparazioni che nel giro di pochi minuti sono sparite in pancia dei miei amici, o clienti. Adesso che i piatti li fotografo, mi piace poter scorrere indietro e rivedere il mio lavoro, anno dopo anno, inalterato.

2) Quale tipo sinergia esiste tra il fotografo e il piatto che deve essere fotografato? Puoi provare a spiegarcelo?

Secondo me é la stessa sinergia che esiste tre il fotografo e qualsiasi sia il suo soggetto. La conoscenza del proprio soggetto e l’amore che si prova per esso, sono secondo me, ciò’ che alla fine rende unica e diversa una foto da un’altra, forse ancora di più’ del tipo di macchina fotografica o tecnica utilizzata.

3) Cosa rendo bello il cibo dal punto di vista fotografico?

La sua succulenza e l’anticipazione che la nostra mente produce pensando al suo sapore e alla sua consistenza nel guardarlo.

4) Secondo la sua opinione, un bel piatto aiuta a far sembrare una preparazione più buona?

Più no che si.

5) Quale sono, secondo te, le caratteristiche che rendono un piatto esteticamente valido e ben costruito?

Io sono molto istintivo. Sia in cucina che nella fotografia. Tendo a reagire agli ingredienti e al cibo, piuttosto che premeditare tecniche e sapori. Non saprei proprio definire cosa rende un piatto esteticamente valido e ben costruito in assoluto. Ogni preparazione può avere caratteristiche completamente diverse eppure essere piacevole e appetitosa nel suo ambito.

6) Secondo la tua esperienza, dal punto di vista estetico esiste un legame tra il piatto che vediamo in fotografia e la personalità del cuoco che lo ha preparato?

In certi casi senz’altro, quando il cuoco é creativo e particolare. In altri casi penso vengano eseguiti impiattamenti dettati più da mode e tendenze piuttosto che dalla personalità di chi li cucina.

7) E’ sempre possibile rendere visivamente attraente una preparazione? 

L’attraenza è soggettiva, cosi come il gusto e i sapori. In generale penso che se un cibo é gustoso e ben eseguito, é possibile trovare un angolo o quantomeno un dettaglio visivamente attraente, quantomeno per coloro che si possono identificare con quella preparazione ed immaginare il suo sapore e la sua consistenza.

8) Il piatto più facile da fotografare e quello più difficile. Perché?

Mah. Domanda difficile… In generale, fotografare, cosi come cucinare, per me risulta più’ difficile in soggetti semplici e minimalisti, piuttosto che in preparazioni più’ complicate. Per esempio fotografare una patata bollita, o una bistecca, può’ essere più’ difficile che fotografare un hamburger o un piatto di pasta. Ma ci sono tante eccezioni…  Davvero no saprei.
Pero’ se devo fare un esempio:

DIFFICILE:
Recentemente ho trovato particolarmente difficile scattare una preparazione bellissima composta da lardo e rapa su piatto bianco. E’ difficile far risaltare un soggetto che ha toni pastello e quasi dello stesso colore dello sfondo.

FACILE:
Un mosaico di filetti di vare pesci che avevano colori e disegni molto particolari e creavano un bell’effetto di grafica e di colori l’uno vicino all’altro.

Fotografia di Francesco Tonelli